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San Juan de Gaztelugatxe, Spagna
Articolo e video
Il Monumento Naturale di San Juan a Gaztelugatxe si trova in Spagna sulla costa basca, tra le città di Bakio e Bermeo.
Per la sua ricchezza naturale, ricchezza paesaggistica e fragilità, Gaztelugatxe è stata dichiarata biotopo protetto nel 1998 e nel 2023 è diventata Monumento Naturale. Nel 2013 è stata inserita nella Rete Natura 2000: è zona di conservazione speciale (KBE) e zona di protezione speciale (BBE) per gli uccelli.
Per accedere al sito è necessario prenotare in anticipo, anche se la visita è gratuita, almeno nella data in cui sto scrivendo. L’entrata si trova sul fianco della montagna a ridosso del mare. Si scende il sentiero, a tratti con presenza di scale, a tratti sterrato. Si scende sul punto più basso dell’istmo che collega il monte al monumento e infine si sale la scalinata per arrivare al monastero.
Il viaggio ha avuto origine da un motivo lavorativo, poi si è aggiunta la parte esplorativa, secondo i cifrari della Sigmasofia, cifrari che sto studiando e che cominciano a metabolizzare. Si possono studiare sul sito www.sigmasophy.com.
Di seguito descrivo le sensazioni che ho provato durante la visita.
Scendendo lungo il sentiero, ho potuto percepire il senso dell’espressione
silenzio-suono.
Da una parte infatti era presente il silenzio del monte, del sentiero, la loro aria sospesa e ferma, dall’altra era attivo il roboare continuo e costante dell’oceano. L’elemento di quest’ultimo, che mi ha colpito, è stato il notare come il rumore dell’oceano fosse completamente indipendente dal movimento delle onde. Per me che sono stata sempre abituata al rumore del mare, è stato vivere visceralmente ciò che può significare essere evidenza appartenente ad un tutt’uno che viaggia indipendentemente, ma che ti include. Ciò che era una considerazione solo intellettuale comincia a essere integrata, metabolizzata, quasi penetrata.
Nella parte più bassa dell’istmo si affaccia prepotentemente la sensazione di calore, che ti fa pensare al simbolismo del drago, di cui il posto porta il nome:
Roccia del Drago.
In quel punto, stando alla simbologia del drago, come naturalmente partecipe dei quattro elementi, ossia la terra in cui striscia, l’aria in cui vola, il fuoco che alita e l’acqua in cui quotidianamente si immerge, si può vivere la fusionalità degli stessi: il calore dell’atmosfera –il fuoco-, il vento -l’aria-, l’oceano –l’acqua- e la compattezza mutevolezza della roccia -la terra-.
Sul monte, a lato del monastero, sulla nuda roccia si sono affacciate le ultime sensazioni.
Il rumore dell’oceano,
non localizzato in un solo punto, provoca sia un rilassante massaggio corporeo, sia lo stordimento funzionale a far perdere l’identificazione nel quotidiano, nel momento per aprirsi a una dimensione più estesa, penetrante.
Il soffiare del vento,
in quella giornata lieve, ma “parlante”, “interagente”, “danzante” con i movimenti della meditazione dinamica in cui mi sono immersa.
Il basamento di roccia
era diventato un tutt’uno comunicante con i miei piedi. Ero ben ancorata alla terra e nello stesso tempo leggera e volante.
Per la prima volta ho cominciato a vedere la mia storia a grandi linee, in una particolare posizione di mostra a me stessa delle mani. Da lì mi sono collegata alla domanda: “Chi sono io?”. Sicuramente non il prodotto delle proiezioni di me stessa, della rappresentazione di me stessa, delle proiezioni di un essere altro da me: piano piano comincia a definirsi la mia essenza, mano a mano che toglierò i miei ostacolatori di spostamento, di dipendenza da opposizione, di non assunzione delle azioni. E una considerazione venuta da quest’esperienza è che non è il posto che modifica qualcosa di noi, che ci fa aprire a chissà quale intuizione, siamo noi stessi che, modificati e più introspettivi, possiamo cogliere dei particolari preziosi per le nostre prese di consapevolezza.
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